Home - Crediti - Ubicazione - Sito della Regione Puglia - Feed RSS
Presidente del Consiglio Regionale
Discorso di Insediamento

Preleva il documento in formato PDFPreleva il documento
in formato PDF

Colleghi consiglieri, presidente Vendola,

Foto discorso d'insediamento del presidente Pepeinizia oggi la nuova legislatura che, auspichiamo, possa caratterizzarsi per una rinnovata capacità dell'Istituzione regionale di programmare politiche per risolvere e superare i problemi dello sviluppo che si trascinano da troppo tempo.

Amici consiglieri, abbiamo tutti la consapevolezza dei problemi irrisolti che attanagliano la società pugliese, per risolvere i quali è nostro auspicio che inizi una nuova stagione, una sorta di neoumanesimo, in cui la persona sia al centro dell'impegno politico.

Lo ricordava Aldo Moro: "Uno Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell'uomo, se non ha come fine supremo, la dignità, la libertà, l'autonomia della persona umana".

Ringrazio coloro che mi hanno espresso la loro fiducia - al di là delle logiche di appartenenza politica e di schieramento - chiamandomi ad assumere un ruolo di prestigio, ma anche di responsabilità, in una fase storica nella quale i poteri trasferiti alle Regioni ci portano ad assolvere compiti nuovi e sempre più complessi.

Spero e mi auguro di essere all'altezza del'incarico che mi avete affidato. Mi impegno con voi a svolgere, sempre ed in ogni caso, un ruolo di garante delle Istituzioni e di ogni singolo consigliere, il quale, troverà sempre in me un interlocutore pronto ad ascoltarlo per permettergli di svolgere al meglio il propriomandato.

Sarò il presidente di tutti, anche se - è ovvio - ringrazio il presidente Vendola e la maggioranza che - come è prassi consolidata - esprime e propone a tutta l'assemblea il proprio candidato.

NUOVO RUOLO DELL'ISTITUZIONE

Il voto di ampi settori del Consiglio rafforza la mia sentita convinzione di volere e dovere svolgere un ruolo di garanzia, nel rispetto dell'intero Consiglio.

I pugliesi hanno affidato a questa Assemblea - nella differenza dei ruoli - la missione di aprire una nuova fase politica ed istituzionale. E noi tutti abbiamo il dovere di dimostrarci degni di questa responsabilità. Noi dobbiamo qualificare la nostra azione, con i comportamenti e con le parole, per valorizzare al meglio il nostro mandato.

Quando si esercita un ruolo e si agisce in funzione di una istituzione, i convincimenti personali si stemperano perché si rappresenta la totalità. A questo imperativo categorico intendo attenermi nei prossimi anni.

Un richiamo d'obbligo è ai padri fondatori della Regione: dal presidente Finocchiaro, fino a colui che mi ha preceduto, il presidente De Cristofaro; e nella stessa logica, il pensiero va dal primo presidente della giunta Trisorio Liuzzi, al presidente uscente, l'on. Raffaele Fitto.

Durante il lungo viaggio all'interno delle Istituzioni, il mio sogno è sempre stato quello di umanizzarle, di renderle vive, attente ai bisogni dei cittadini. Tutto il contrario della metafora del Palazzo lontano e distante dalla gente. E' quella una concezione della politica che non appartiene a me, né al presidente Vendola, con il quale, se mi è consentito, mi accomuna la passione per la politica che pone al centro l'uomo e la dimensione della speranza e del futuro.

La politica come speranza, e non come astratta gestione dell'esistente o, peggio ancora, come esercizio dipuro potere.

Anche per questo non condivido, al pari del presidente Vendola, l'uso del termine governatore al posto di quello, molto più corretto, di presidente della Regione.

Non si tratta di una questione lessicale, ma di sostanza politica. Il termine governatore evoca un americanismo non proprio della migliore specie, nonché una concezione autoritaria, neoconservatrice della politica, che non tiene conto, o al massimo giudica residuale, l'assemblea legislativa. Io mi sento radicato nella concezione della democrazia che abbiamo costruito in Italia, fondata sul ruolo del Parlamento e delle Assemblee elettive e sulla condanna di ogni totalitarismo e, ad essa, intendo ispirarmi.

Nell'epoca dell'incertezza, della crisi di valori che meritano, invece, di essere rivitalizzati, alla politica spetta il compito di prospettare un orizzonte nuovo, inedito, nel quale trovi posto la speranza.

"La prospettiva del niente - diceva Pascal - è per noi un fardello intollerabile". Ecco, è questa l'ambizione che noi, come Consiglio, dobbiamo coltivare: prospettare per i pugliesi una speranza per il futuro, superando la tentazione difensiva e priva di anima, di restare chiusi nell'immediato, nel presente. Per un politico vivere solo la dimensione del presente vuol dire rispondere solo in parte alla missione a cui i cittadini lo hanno chiamato. Il futuro è la dimensione che più di altre caratterizza il nostro impegno politico, è quello il banco di prova del nostro passaggio nelle Istituzioni.

Passione e speranza. E' questo il binomio inscindibile che spero possa caratterizzare il nostro impegno nei prossimi anni

IL RUOLO LEGISLATIVO DELLA REGIONE

La politica è l'arte del possibile e del continuo divenire. Nulla è immobile. Noi dobbiamo avere la capacità di andare avanti, ma anche di selezionare e conservare quello che di buono abbiamo trovato.

Il sistema Puglia nella sua interezza (cittadini, istituzioni sub-regionali, imprese) chiede il cambiamentonell'azione di governo nonché stabilità nella gestione dell'Istituzione.

In questa logica, abbiamo dinanzi a noi, nell'ovvia distinzione di ruoli, tanti problemi da affrontare e da risolvere. Il Consiglio è la casa dei pugliesi e di tutti i consiglieri che debbono essere posti nelle condizioni di lavorare al meglio. Così la prima esigenza, la prima sfida che dovremo superare, è quella di adeguare il regolamento allo statuto , e di rivedere, se l'Assemblea lo riterrà opportuno, quelle parti dello stesso che potrebbero meritare una rivisitazione.

Tutto questo sarà possibile - se l'Assemblea lo riterrà - , con il coinvolgimento di tutti. Lo statuto è la carta fondamentale della Regione e, pertanto, va eventualmente cambiato in una logica unitaria e collegiale.

La funzione primaria della Regione è quella legislativa. Credo che siano maturi i tempi per un reale passaggio delle funzioni agli Enti locali. Per questo vanno posti gli atti affinché il principio di sussidiarietà - come recita il nuovo statuto regionale - abbia una sua concretezza.

Dobbiamo cercare di ottimizzare la missione legislativa della Regione e troveremo, tutti insieme, gli strumenti tecnici per farlo. Penso alla stesura di un "rapporto sullo stato della legislazione vigente" che ci permetta di avere conoscenza approfondita delle normative comunitarie, nazionali e regionali. Un altro obiettivo deve essere quello di ridefinire meglio l' impianto legislativo in funzione del decentramento e alla luce delle modifiche del titolo V della Costituzione.

Noi abbiamo dinanzi a noi un dovere politico e morale: produrre meno leggi (il corpus juris regionale è composto da oltre 1300 leggi), e soprattutto, leggi che siano chiare e comprensibili. Il burocratese è l'antitesi della democrazia. E noi non possiamo correre il rischio di parlare, con gli atti amministrativi, una neolingua per iniziati, lontana dal senso comune dei cittadini.

Poi, dobbiamo porre ordine, creando testi unici per la cui formazione sarebbe necessaria l'istituzione di un comitato tecnico scientifico che aiuti le forze politiche. Testi unici, che non siano solo un elenco delle leggi, ma strumenti normativi nuovi che contengano modifiche a quelle esistenti. Oppure, penso a norme organiche per materia, con i riferimenti necessari alle normative comunitarie e nazionali.

PROGRAMMAZIONE GENERALE

Il Consiglio può e deve recuperare la funzione di programmazione generale dei diversi settori. Questo richiede una più chiara definizione della parte dello statuto che ordina questa materia.

Il presidente Vendola, che è rispettoso delle assemblee elettive e pronto al confronto e alla dialettica democratica, si è detto disponibile a discutere di questa questione. Credo che, salvaguardando il ruolo di ognuno, vada costruito un nuovo rapporto paritario tra esecutivo e Consiglio, al quale non può essere riservato solo un esercizio di tribuna.

Così come credo e spero che ai consiglieri di maggioranza non resti il ruolo notarile e silente di approvazione di leggi e provvedimenti, mentre a quelli di opposizione il ruolo di pura gestione della parola e della protesta.

Tocca a noi, poi, valorizzare e attuare quelle parti dello statuto che puntano a creare una nuova concezione della "democrazia partecipata": il consiglio delle autonomie locale, la conferenza regionale permanente per la programmazione economica, territoriale e sociale, il consiglio statutario.

Così come sono essenziali gli organismi di garanzia, quali l'ufficio della difesa civica, il consiglio generale dei pugliesi nel mondo, il comitato per l'informazione e comunicazione. Per attuare tutto questo, occorre giungere alla vera e totale autonomia regionale, attraverso una concertata corrispondenza finanziaria da definire con il governo regionale.

A questo riguardo, lo Statuto così recita: "Il Consiglio ha piena autonomia organizzativa, funzionale e contabile nell'ambito dello stanziamento del bilancio regionale".

DEVOLUTION E FEDERALISMO

Colleghi consiglieri,

nei prossimi mesi, dovremo affrontare le sfide della devolution e del federalismo. Entrambi i provvedimenti sono percepiti nel Mezzogiorno come un rischio perché delineano una nuova architettura istituzionale che pone il Sud dinanzi a nuove problematiche. Noi crediamo nell'unità del Paese e dello Stato che ha il dovere di garantire, nel rispetto della Costituzione, uguali diritti alla salute, alla formazione e alla sicurezza, per tutti i suoi cittadini. Invece, la legge sulla devolution rischia, nella migliore delle ipotesi, di sacralizzare le differenze già oggi esistenti tra le diverse aree del Paese.

Questo non è tollerabile. Tutti i cittadini, da Bolzano a Lampedusa, hanno il diritto di ricevere dallo Stato analoghi servizi e allo stesso costo. Così oggi non è, e non lo sarà ancor di più in futuro, con gli effetti dirompenti della devolution così cara all'asse del Nord che si annida nel governo nazionale e ne condiziona le scelte.

Il Sud già ora paga i costi della decreto legislativo 56 del 2000 che il governo nazionale non ha saputo o voluto correggere.

L'Italia immaginata dall'"asse del Nord" prevede servizi sociali di seria A e di serie B a seconda se si è nati, o residenti, in una regione avanzata o in una a economia debole. Il paradosso - come scrive in un libro Marco Esposito - uno studioso del federalismo e della devolution - è che oggi ci sono Regioni che offrono l'agopuntura gratuita e altre che si limitano ad offrire i servizi minimi obbligatori. Il federalismo sanitario, quindi, è già una realtà presente.

Ci troveremo presto col paradosso di un continuo cambio di residenza da parte degli italiani, alla ricerca delle Regioni che garantiscano una migliore sanità e una pressione fiscale più bassa. Non è uno scenario da fantapolitica, ma un futuro prossimo venturo se non sapremo difendere e garantire diritti uguali deicittadini dinanzi alle prestazioni dello Stato.

C'è un altro aspetto inquietante di una concezione troppo liberista del federalismo e della devolution che riguarda il sistema formativo e la scuola.

Noi dobbiamo difendere l'unitarietà dell'insegnamento scolastico che è l'unico strumento che garantisce ai giovani meridionali di avere lo stesso diritto alla formazione e alla cultura dei loro coetanei che vivono in realtà più ricche. Non può essere concepibile una formazione scolastica su base regionalistica, con il risultato che avremmo i giovani del Nord informatissimi sulle leggende del "dio-Po", e quelli della Sicilia, sui costumi locali. L'unità del Paese si fonda su una storia comune e su valori condivisi che vanno salvaguardati e difesi.

LA PUGLIA: FERMARE IL DECLINO

La Puglia è una regione piena di potenzialità, ricca di intelligenze e di talenti che chiedono solo di essere posti nella condizione di esprimersi. Ma è anche la regione che paga duramente un'assenza di progettualità e di visione del futuro che si manifesta in fenomeni di stagnazione del sistema economico.

I nostri giovani migliori, così come fecero i loro nonni, hanno ripreso a fare le valigie per cercare fortuna al Nord. Questo determina non solo una nuova questione sociale, ma anche l'impoverimento professionale e culturale della nostra terra. Noi, senza avere l'illusione di poter compiere miracoli, dobbiamo essere in grado di offrire una prospettiva ai nostri figli che, dopo avere speso una vita sui libri, si ritrovano con l'unica speranza dell'emigrazione. Noi dobbiamo creare le condizione per fermare la fuga dei nostri talenti che impoverisce la nostra regione. Come scrivono gli economisti, oggi il talento, nella fase della competizione globale, è una risorsa produttiva al pari di quelle materiali.

Dobbiamo essere in grado di fronteggiare la crisi di molti settori nevralgici del sistema produttivo pugliese. A partire dal distretto del Tac, a cui si è aggiunta la crisi del salotto-imbottito dell'area murgiana, la cui emergenza si è fatta già sentire con la messa in cassa integrazione di alcune unità e che fa temere la messa in discussione del 50% delle forza lavoro che, come è noto, si aggira attorno alle 14 mila unità.

Una prospettiva che, con un effetto-domino, rischia di far saltare l'intera area. Bene ha fatto il presidente Vendola a chiamare alle proprie responsabilità il governo centrale che aveva promesso aiuti concreti per fronteggiare l'emergenza e politiche di medio periodo per rilanciare il settore, e bene ha fatto a costruire un'azione comune con la vicina e amica Regione Basilicata.

C'è tutto un tessuto di piccole e medie imprese che va salvato e rafforzato. Nel recente passato, questo "mondo" è stato alla base del modello di sviluppo economico della Puglia. Ora, probabilmente, in un contesto di crescente globalizzazione la logica del "piccolo è bello" non regge più. E per questo motivo, occorre dare forza a progetti, quali i distretti industriali, dei quali si parla da tempo senza risultati, e rilanciare gli altri strumenti di programmazione.

L'artigianato è un altro settore nevralgico del sistema produttivo pugliese. E noi dobbiamo pensare a creare strumenti nuovi e adeguati per favorire l'accesso al credito.

Oltre il Tac, soffre l'agricoltura, altro settore che in un recente passato era a fondamento dell'economia pugliese; così come perde colpi il turismo che si è caratterizzato con una logica da "mordi e fuggi", che non ha consentito di divenire competitivi nel Mediterraneo.

Penso sia indispensabile puntare alla valorizzazione dei piccoli Comuni, piccoli gioielli storici che meriterebbero ben altra attenzione, dei prodotti tipici della nostra terra, del valore inestimabile dell'ambiente e dei beni architettonici.

Fermare il declino: è questo l'obiettivo che abbiamo dinanzi a noi. La disoccupazione dilaga, i punti nevralgici dello sviluppo perdono colpi, settori crescenti della società sono in preda alla paura e alla sfiducia.

In questo contesto, a volte si leggono interpretazioni che appaiono lontane anni luce dalla realtà.

Pier Paolo Pasolini, nel 1963, così si confidava in un'intervista a ad Alberto Arbasino: "Sai cosa mi sembra l'Italia? Un tugurio in cui i proprietari sono riusciti a comprarsi la televisione".

I segni della modernità sono cambiati. Oggi, Pasolini citerebbe il telefonino o altri idola della tecnologia. Il nostro "tugurio" regionale è la crisi economica e l'amarezza dei nostri figli senza lavoro.

E' questa la grande sfida che abbiamo dinanzi a noi. Il presidente Vendola ha realizzato un'intuizione, quella dell'assessorato al Mediterraneo, che ha fatto proseliti in altre regioni.

Il nostro mare è la culla della nostra cultura. La Puglia, per contatti secolari, ha sempre costruito "pontipolitici e culturali" con paesi e popoli del Mediterraneo. In questa logica va ripresa una vecchia vocazione, che deve fare della Regione un interlocutore privilegiato di politiche di collaborazione e di pace, in un'area che resta - per questioni storiche a noi note - di profonda instabilità. Abbiamo gli strumenti, politici, culturali e funzionali (penso alla Fiera del Levante) per costruire "ponti di pace e di amicizia" con i popoli del Mediterraneo.

La Puglia, negli anni più recenti, è stata approdo di tanti "dannati della terra" che ogni notte sbarcavano sulle nostre coste alla ricerca di libertà, benessere economico e rispetto della dignità umana. E la nostra gente, in continuità con una secolare storia di accoglienza, non ha mai fatto mancare la sua umana solidarietà.

Il Consiglio, nel rispetto delle leggi nazionali sull'emigrazione, non intende fare passi indietro da questi principi.

Sono queste solo alcune delle questioni che dovremo affrontare nel prossimo futuro, sulle quali il presidente Vendola sicuramente esprimerà politiche molto più dettagliate, fornendo risposte più attente ed adeguate alle fasce più deboli: anziani, giovani, disoccupati.

Nel rispetto dei valori di ognuno, l'auspicio è che il Consiglio crei le condizioni per aiutare la famiglia, con politiche sociali, assistenziali e culturali. Anche su questa materia, credo che sia l'ora dei fatti non delle dispute ideologiche.

Cari colleghi,

il rispetto e il valore delle Istituzioni deve caratterizzare il nostro impegno nei prossimi anni. Non possono appartenerci logiche irresponsabili del "tanto peggio tanto meglio". Il presidente Ciampi, in ogni suo discorso, invita la classe politica ad avere consapevolezza del compito che è chiamata a svolgere. Noi ci siamo formati nella democrazia, nella libertà, nel rispetto delle differenze. E questi valori intendo garantire in questa assemblea.

La lezione di Aldo Moro sul valore della democrazia conserva intatta la sua attualità: "Lo Stato democratico, lo Stato del valore umano, lo Stato fondato sul prestigio di ogni uomo, è uno Stato nel qualeogni azione è sottratta all'arbitrio e alla prepotenza, in cui ogni sfera d'interesse e di potere obbedisce ad una rigida delimitazione di giustizia, ad un criterio obiettivo, e per sua natura liberatore".

In questa logica, l'appello che rivolgo al sistema-Puglia, dai partiti alle parti sociali, è di chiedersi - parafrasando Kennedy - non quello che la Regione potrà fare per loro, ma al contrario, quello che loro potranno fare per essere utili all'Istituzione regionale e per potere organizzare una risposta legislativa più giusta per la Puglia.

Questa Regione potrà salvarsi dal declino se ognuno sarà in grado di svolgere la sua parte.

Questa è la stagione delle responsabilità. Le scelte che - mi auguro nella più larga maggioranza andremo ad assumere -decideranno il corso dei prossimi anni.

Ormai viviamo in un sistema sempre più globalizzato, spregiudicato e senza regole.

Ogni nostra decisione va ad inserirsi, come tassello di un mosaico, in un contesto nazionale ed europeo. E noi questa sfida dobbiamo coglierla.

L'Italia è uno dei Paesi fondatori dell'attuale Unione europea. De Gasperi pose l'unità europea al centro del suo impegno politico. L'Unità europea, dopo il no francese e olandese alla Costituzione, ha subito una battuta d'arresto, che deve farci riflettere, ma non è morta. Anzi, nuovi Paesi spingono per far parte dell'Unione europea e, questo, è il migliore segnale che il valore dell'Europa si diffonde sempre più.

Ma l'Europa deve essere quella della comune radice cristiana, dei popoli, delle culture, delle civiltà, nonsolo quella del rispetto dei necessari "patti di stabilità" e della logica dei banchieri.

Concludo: il mio doveroso ringraziamento va agli ospiti qui presenti, ai rappresentanti della Chiesa, alla quale va la mia doverosa e commossa devozione, e che ci ha onorato qualche giorno fa della prima visita ufficiale del Santo Padre Benedetto XVI. E poi ai rappresentanti degli Enti locali, dell'Università, dei partiti, dei sindacati, delle forze sociali e produttive, del terzo settore e del volontariato, delle forze dell'ordine, dell'intera struttura burocratica regionale, a partire dal segretario generale del Consiglio, e a tutti coloro che hanno a cuore il destino della nostra terra.

Ringrazio voi operatori della stampa e delle televisioni per l'attenzione che, come sempre, porrete ai lavori del Consiglio. In me troverete il massimo difensore della vostra autonomia professionale che è garanzia per i cittadini e per le Istituzioni.

Grazie per il reciproco rispetto. Avrò bisogno dell'apporto di voi tutti per operare al meglio, per il bene della Puglia.

Amici consiglieri, abbiamo tutti la consapevolezza di compiere oggi il primo passo di una nuova stagione politica ed istituzionale. La solennità del momento si raffigura anche con il giuramento del presidente della giunta. Una novità ricca di significato introdotta dal nuovo statuto.

Il prestigio e la dignità di questa Assemblea è affidato alle nostre sensibilità e ai nostri comportamenti.

Grazie e buon lavoro a tutti noi.