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 Discorso di insediamento del Presidente Loizzo
 
Regione Puglia – x Legislatura

DISCORSO DI INSEDIAMENTO
DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE MARIO LOIZZO

Bari, 22 luglio 2015
 
 
Signor Presidente,
Colleghe e Colleghi Consiglieri,
Amici della Stampa,
Signore e Signori.
 
Consentitemi preliminarmente di rivolgere un affettuoso benvenuto ai consiglieri, alle autorità, agli ospiti e agli operatori della informazione,  e di porgere un sincero ringraziamento ai consigliere Paolo Pellegrino che, in qualità di Presidente provvisorio, ha avviato le procedure di insediamento di questa assemblea.
 
Consentitemi inoltre di ringraziare con particolare affetto il Presidente Onofrio Introna, che in questi anni ha presieduto l’Assemblea con autorevolezza e pragmatismo, contribuendo in maniera determinante, assieme a tutto il Consiglio, alla drastica riduzione dei costi della politica.
 
E permettetemi infine, di formulare un sincero augurio al nuovo Presidente eletto, Michele Emiliano, la cui forte e generosa personalità potrà garantire il necessario slancio all’azione di governo nella nostra regione.

La decima legislatura ha inizio in un contesto regionale, nazionale ed internazionale, carico di tensioni e di incognite: è giusto pertanto guardare alla complessità delle scelte che abbiamo di fronte, con il massimo del realismo e della concretezza, per evitare di dare risposte semplici a problemi difficili.
Da molti anni la Puglia viene ricordata come la Porta dell’Oriente,  il Ponte nel Mediterraneo,  la cerniera con i Balcani e  con l’Est europeo : sono definizioni che intendono valorizzare le straordinarie potenzialità economiche della nostra Regione, ma che possono svilupparsi solo in una prospettiva di pace, di crescita economica e di progresso.
Oggi invece, quel contesto va radicalmente modificandosi e il fallimento delle cosiddette Primavere arabe, ci sta proiettando in un Mediterraneo  in cui quelle  prospettive risultano pericolosamente compromesse e ridimensionate.
Lo stesso scenario europeo appare denso di pericoli. Ancora oggi, infatti,  sentiamo parlare nel cuore dell’Europa,  di muri, di filo spinato e persino di manovre militari e di rafforzamenti degli arsenali nucleari.
Sembra di essere ritornati al clima della Guerra Fredda, con l’Europa divisa e priva di forza politica, in un contesto mondiale dove tutti gli Stati che contano, hanno dimensioni perlomeno continentali e dove tutti ammettono che la sola moneta comune non basta, perché non garantisce unità, coesione e nemmeno sovranità.
Ma, a parte qualche espediente mediatico, non si vedono in campo grandi iniziative per correggere la rotta.
Difendere questa idea di Europa perciò, diventa sempre più difficile perché l’originario processo di unificazione sta perdendo progressivamente lo slancio e lo spirito immaginato dai grandi padri fondatori. 
Dal suo orizzonte, sembra essere scomparsa persino l’idea della solidarietà  verso quelle popolazioni disperate che vengono in Europa per salvare la loro vita e non solo per migliorare le proprie condizioni; e, mentre prevale l’assoluta incertezza rispetto alle drammatiche vicende che riguardano la Grecia e i rapporti con l’Est europeo, aumenta l’avversione di quanti, non avendo mai condiviso gli ideali europeisti, si battono spesso strumentalmente, per provocarne la dissoluzione.

Questo scenario, condiziona negativamente le prospettive di crescita del nostro Paese, mentre l’impegno riformatore del Governo prosegue con fatica in un quadro di acuta tensione sociale e politica nel Parlamento e nel Paese.
Numerosi sono i contrasti tra lo Stato e le Regioni che non risparmiano certo la nostra Puglia, alle prese con i tanti nodi da sciogliere che è interesse di tutti portare a soluzione:
certamente in  un quadro sinergico col governo nazionale, ma anche tutelando gli interessi delle nostre popolazioni.
Se non avessimo l’obbligo di guardare al futuro con ottimismo, potremmo parlare di una legislatura che nasce all’insegna di una Puglia letteralmente “assediata” dai problemi giganteschi che la investono, a partire da quelli riguardanti la nostra  agricoltura, il nostro mare, il nostro ecosistema e il nostro apparato produttivo.
In questi anni, pur con le sue luci e le sue ombre, la Regione Puglia ha davvero cambiato volto.
Grandi e significative sono state le trasformazioni  che l’hanno interessata.

Ed è proprio perché riteniamo necessario consolidare e migliorare questi risultati, che sento di condividere l’invito che il Presidente Vendola ha rivolto al Presidente Emiliano , quando gli ha chiesto di “…essere il custode del bene della Puglia, di essere sentinella dei diritti delle persone”. 
 Perciò penso che tutti gli sforzi che la maggioranza e l’opposizione dovranno compiere per fronteggiare queste emergenze, devono essere orientati al bene comune, andando al concreto delle situazioni, attraverso un confronto politico sereno e fruttuoso che abbia come obbiettivo la reale risoluzione dei problemi.
    
Diverse sono le questioni, interconnesse tra loro, che affliggono la nostra comunità e dalla cui soluzione dipende il futuro della Puglia.
 
Qualche anno fa, la Puglia  è stata definita “La California del Sud”. Anche questa metafora appare appropriata per una Regione, dove il dinamismo, la vivacità, l’intraprendenza, la cultura e le straordinarie bellezze naturali,  la collocano indiscutibilmente tra le più progredite del Mezzogiorno.
Tuttavia, la durezza della crisi in atto, ha amplificato i suoi effetti in Puglia e nel Mezzogiorno, soprattutto a causa dei tagli alla spesa pubblica, della riduzione degli investimenti e dell'assenza di una vera politica industriale.
Occorre perciò rilanciare una grande battaglia meridionalista, che tenda a favorire una nuova fase di sviluppo e a facilitare la ripresa di una buona e stabile occupazione, attraverso la piena utilizzazione di tutte le energie del Paese, dopo anni in cui le varie agende di governo, hanno sempre di fatto accantonato il grande tema del Mezzogiorno.  
Ma, attenzione: la centralità del Mezzogiorno, non va soltanto rivendicata a parole, ma va costruita giorno dopo giorno, con la credibilità delle sue classi dirigenti:
le quali, quando sbagliano o sottovalutano la posta in gioco, diventano esse stesse le principali nemiche del Sud.
 
Tra le più acute emergenze, quella della disoccupazione giovanile è un dramma che non possiamo continuare ad evocare in modo retorico, perché riguarda la vita stessa delle nuove generazioni. Sopravvivono attorno a noi, pur in una società apparentemente opulenta, migliaia di giovani senza lavoro e senza nessuna speranza per il futuro. Così intere generazioni accumulano un pericoloso risentimento sociale perché maturano la convinzione che il futuro per loro sia una minaccia, che domani vivranno peggio di oggi e che prima o poi queste tensioni potrebbero avere esiti i cui sbocchi non è possibile prevedere.
Analogamente, occorre mobilitarsi per affrontare le emergenze occupazionali di quanti il lavoro lo hanno perso, come dimostrano le numerose vertenze in corso, in tutto il territorio pugliese, che richiedono un impegno straordinario da parte del governo regionale.
 
Anche in Puglia, nonostante permangano negativi i dati relativi all'occupazione soprattutto giovanile e quelli relativi alla tenuta delle piccole e medie imprese, iniziano ad intravedersi segnali che puntano ad agganciare una sia pur timida ma reale ripresa economica.
Per agevolare questo processo, diventa decisivo il dialogo tra le parti sociali, sindacali ed imprenditoriali, tendente alla condivisione di nuove strategie e alla elaborazione di piani di azione congiunti sui problemi di rilevanza strategica riguardanti lo sviluppo e la crescita diffusa ed equilibrata del sistema industriale e produttivo in tutto il territorio regionale.
Chi pensa altrove, che la concertazione sia il luogo del consociativismo e della inconcludenza, commette un  grave errore.
Se non si mettono in correlazione le energie sociali, i corpi intermedi e le forze sindacali ed imprenditoriali, tutto può diventare più difficile anche perché, a quel supposto metodo consociativo, c’è chi pensa di  rispondere con pratiche decisioniste spesso affrettate ed inconcludenti.
 
Appare quindi condivisibile il messaggio lanciato da Confindustria alla classe politica regionale, quando afferma la necessità di attivare tavoli di confronto “ non per mero adempimento, ma per condividere un percorso” e quello delle Confederazioni sindacali, che guardano “…al prossimo futuro con grande apprensione soprattutto per le fasce più deboli della società”.
 
Non dimentichiamo infatti, che oltre a perseguire gli obbiettivi futuri dello sviluppo, occorre farsi carico, qui ed ora, delle vecchie e nuove forme di povertà e delle sofferenze che angosciano la vita di tanti cittadini alle prese con vere e proprie sacche di sfruttamento e di violenza. E’ di ieri l’ennesima tragica morte di un lavoratore sudanese nelle campagne salentine. La vera credibilità di una classe politica, e di governo, si costruisce collegando sempre le parole ai fatti e il terreno dei diritti e della solidarietà, specie per i ceti più svantaggiati, deve essere presidiato con più continuità, determinazione e coraggio. 
Per questo è urgente costruire forme di tutela del reddito a carattere universale anche per prevenire momenti di esasperazione dagli esiti sociali incontrollabili.
 
L’occasione irripetibile per conseguire questi risultati, oltre a quella della piena utilizzazione dei restanti 800 milioni della programmazione 2007-2013, che vanno rendicontati entro la fine dell’anno, è rappresentata dal  Programma Operativo 2014-2020 che,  opportunamente integrato con le risorse private, può contribuire, attraverso l’innovazione, la ricerca e la competitività del sistema produttivo, al rilancio delle imprese e quindi della occupazione.

L’altro grave problema che investe la nostra Regione,  riguarda il rapporto tra l’ambiente, lo sviluppo, la salute ed il lavoro. 
Papa Francesco, nella sua recente Enciclica, afferma coraggiosamente che «I poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono ad ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità umana e sull’ambiente».  
Come si vede, la denuncia del Pontefice interpella le nostre coscienze e richiama al dovere tutti coloro i quali, a vario titolo, sono responsabili della “custodia” del nostro pianeta.
 
Le minacciate trivellazioni nel mare Adriatico e nello Jonio, la grave crisi dell’Ilva, l’inquinamento di intere aree della nostra regione, la controversa questione del Gasdotto transadriatico, le problematiche legate allo smaltimento dei rifiuti e ai sistemi di depurazione e di smaltimento delle acque e per ultimo la calamità della Xilella, ci parlano di una realtà allarmante che va governata con coraggio e responsabilità. 
Trivellare l’Adriatico e lo Jonio, rappresenta una scelta grave che offende non solo l’equilibrio ambientale della nostre regioni, ma anche le più elementari regole della redditività economica. 
Il NO forte e chiaro che l’azione incisiva delle Regioni a cominciare dalla Puglia, degli enti locali, delle associazioni ambientaliste e delle popolazioni stanno sostenendo con le grandi mobilitazioni di queste settimane, pretende una risposta immediata, chiara e definitiva da parte del Governo.
E nello stesso tempo, impone di intensificare l’iniziativa politica e diplomatica nei confronti dell’Europa e dei Paesi frontalieri, per evitare che quelle scelte e le loro possibili conseguenze, possano danneggiare le nostre coste e la nostra economia.

La Puglia, consapevole della funzione che svolge tra le regioni meridionali, deve marcare sempre di più la sua presenza nel dibattito per le riforme istituzionali e per la riorganizzazione dello Stato.
L’obiettivo di tutti noi in questa legislatura dovrà essere quello di recuperare a questa Assemblea un ruolo più strutturato, allo scopo di fornire un adeguato sostegno alle attività dei Consiglieri, dei Gruppi e delle Commissioni permanenti, riorganizzando in maniera più efficace ed efficiente le strutture del Consiglio e dando concreta attuazione alle tante disposizioni già presenti nel nostro ordinamento.
Penso alle norme sulla semplificazione, più volte invocate, spesso legiferate ma mai compiutamente attuate.
Sul piano dell’attività consiliare, la nostra Assemblea è attesa da una sfida: quella di fare buone leggi.
Occorre rafforzare la funzione legislativa: rileggere, rivedere, risistemare, mettere ordine nella giungla di norme, commi, disposizioni, cercando di dare organicità alle previsioni normative.
L’obbiettivo sempre richiamato in queste circostanze, di consolidare le leggi in testi unici per materie e realizzare puntualmente i regolamenti di attuazione,  va perseguito senza ulteriori rinvii, mettendo mano pertanto, all’indispensabile disciplina di attuazione e di dettaglio.
La semplificazione e la trasparenza passano anche da questo.
In questo percorso di riforma si dovrà porre particolare attenzione, all’ulteriore rafforzamento del rapporto tra Assemblea legislativa e Giunta regionale, anche attraverso l’adozione di apposite misure organizzative; e, sul piano delle relazioni istituzionali, si dovrà lavorare per la  creazione di basi ancora più solide di collegamento e di collaborazione col Governo, il Parlamento nazionale e le altre Regioni italiane, ma anche con le Regioni europee e le Istituzioni dell’Unione europea.
 
Oltre alla rivisitazione dello Statuto Regionale e del Regolamento del Consiglio, è necessario subito avviare il percorso per l’approvazione di una nuova legge elettorale, evitando di commettere l’errore compiuto nella scorsa legislatura, quando il Consiglio fu costretto a legiferare  soltanto nelle ultime settimane. In tale ambito, debbono trovare definitiva soluzione, sia il pieno riconoscimento della parità di genere, sia un più equilibrato rapporto tra consiglieri e territorio.
Altrettanta attenzione, infine, dobbiamo dedicare al tema della comunicazione legislativa, che deve essere rivolta a perseguire l’obbiettivo della “conoscibilità sostanziale” delle leggi, anche allo scopo di farle diventare uno strumento reale di orientamento, di conoscenza e di tutela dei diritti di tutti i cittadini.
 
Signori Consiglieri,
quando questa legislatura avrà termine, l’Istituto delle Regioni avrà compiuto 50 anni. 
Non sappiamo se per quella data, sarà necessario dare la parola agli storici per compilare un bilancio di questo lungo cammino.
In ogni caso, mi piacerebbe immaginare che quella che sta per iniziare, possa essere ricordata come la più proficua e la più dinamica tra le legislature: e perché ciò avvenga, confido sull’impegno e sulla buona volontà dell’intero consiglio. 

Avviandomi alle conclusioni,  mi sembra doveroso rivolgere un pensiero ai nostri due marò, Latorre e Girone, la cui triste e controversa vicenda deve vedere solidale la nostra comunità assieme all’impegno di tutti noi per riportarli definitivamente in Italia. 
 
Desidero inoltre rivolgere a nome dell’Assemblea, un caloroso saluto ai tanti pugliesi sparsi nel mondo che, con la loro laboriosità, contribuiscono a valorizzare e a mantenere alta l’immagine della nostra Regione.
 
Un sentito ringraziamento lo rivolgo ai colleghi consiglieri che mi hanno concesso la loro fiducia e a quelli che hanno ritenuto di non farlo. A tutti voglio assicurare la mia più totale dedizione verso il compito che mi è stato affidato, con la serena consapevolezza che, pur navigando tra un labirinto di leggi, di commi e di regolamenti, non verrà mai meno la mia doverosa attenzione e la mia personale sensibilità verso il ruolo di garanzia che questa mattina sono stato chiamato a svolgere.
 
Spero proprio di essere all’altezza del compito che mi attende e confido molto nella vostra collaborazione, soprattutto per quanto riguarda la capacità reciproca all’ascolto e i comportamenti di ciascuno di noi, che auspico siano consoni al prestigio di questa Istituzione democratica che i pugliesi ci hanno delegato a governare.
 
Un augurio sincero voglio farlo a tutti i consiglieri e specialmente ai nuovi eletti, affinché colgano questa opportunità per concorrere a governare con passione ed intelligenza questa grande Regione, per rinnovarla e renderla migliore.
 
Un saluto altrettanto sincero lo rivolgo a tutti i dipendenti della Regione, ai lavoratori, agli impiegati, ai tecnici e ai dirigenti che pur in presenza di problematiche ancora irrisolte, garantiscono il funzionamento di questa enorme macchina burocratica ma anche democratica.
 
E un cordiale saluto lo invio altresì agli operatori della informazione, impegnati nel non sempre facile compito di comunicare e di narrare la realtà in cui operiamo, assicurando ogni utile ausilio teso a facilitare il loro compito.
 
Infine, desidero rivolgere un abbraccio fraterno all’On. Nichi Vendola, interprete straordinario della vita politica regionale e nazionale, protagonista e narratore formidabile di un decennio estremamente significativo per la storia della nostra regione.
 
Signori Consiglieri,
tutti noi siamo consapevoli di essere di fronte a nodi strategici eccezionali di natura economica e sociale, che spesso  hanno anche una rilevanza di carattere  nazionale ed europeo. 
Questa è perciò una ragione in più per dimostrare di essere all’altezza delle grandi sfide che ci attendono.
Sono sicuro che riusciremo a dare risposte concrete alle emergenze della nostra Regione con l’obbiettivo di evitare derive demagogiche e per sconfiggere il tarlo dell’antipolitica e  del populismo.
Sono certo che con l’impegno di tutti, lavoreremo per migliorare la qualità stessa della democrazia attraverso l’intensificazione delle forme di  partecipazione, per restituire alla politica i suoi valori più alti, nel pieno rispetto dei principi fondamentali della nostra Costituzione.

Ricordo infine a tutti noi, che la cultura e la storia della nostra Regione, affondano le radici nel pensiero e nella azione di  grandi personalità e di uomini che ne hanno incarnato i valori fondamentali: 
- dall’amore per la libertà di Giuseppe Di Vagno  e di Tommaso Fiore a quello per la giustizia sociale e per l’emancipazione delle classi lavoratrici di Peppino Di Vittorio;
- da quello per la pace e l’accoglienza di Don Tonino Bello a quello per la concezione civile della politica di Aldo Moro.
Ed è proprio con  una citazione del grande statista di Maglie che intendo concludere questo mio intervento. 
Moro infatti affermava: “Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere".
 
Questo, è dunque,  il momento del coraggio della politica.
Oggi, quel momento, deve essere per tutti.
 
Grazie per l’attenzione e buon lavoro.
 
 
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