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Informazione legislativa e giuridica
Codice delle Leggi
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Regolamento Vigente

Anno
1990
Numero
1
Data
06/06/1990
Abrogato
 
Materia
Assistenza sociale
Titolo
Apertura e funzionamento dei servizi residenziali e non residenziali per minori: determinazione degli standards relativi.
Note
Pubblicato nel B.U.R. Puglia 15 giugno 1990, n. 106 (*) Vedi anche le ll.rr. 4 luglio 1974, n. 22 "Delega alle province di funzioni amministrative in materia di pubblica assistenza" e 4 maggio 1979, n. 28 "Trasferimento ai Comuni delle competenze in materia di assistenza già delegate alle Amministrazioni provinciali con ll.rr. 4.7.1974, n.22 e 27.12.1977, n. 40" Vedi le modifiche ed integrazioni apportate dal regolamento 23 giugno 1993,n. 1 "Modifiche e integrazioni al regolamento 6.6.1990, n. 1 - Apertura e funzionamento dei servizi residenziali e non residenzialiu per minori, determinazione degli standards relativi"
Allegati
Nessun allegato

 



 

NOTA :  Vedi anche le ll.rr. 4 luglio 1974, n. 22 "Delega alle province di funzioni amministrative in materia di pubblica assistenza" e 4 maggio 1979, n. 28 "Trasferimento ai Comuni delle competenze in materia di assistenza già delegate alle Amministrazioni provinciali con ll.rr. 4.7.1974, n.22 e 27.12.1977, n. 40" Vedi le modifiche ed integrazioni apportate dal regolamento 23 giugno 1993,n. 1 "Modifiche e integrazioni al regolamento 6.6.1990, n. 1 - Apertura e funzionamento dei servizi residenziali e non residenzialiu per minori, determinazione degli standards relativi"

 


 
  
Istituto educativo-assistenziale

Art. 1

Definizione.

1. È una struttura a carattere residenziale o semi residenziale, in grado di assicurare:

- accoglienza e/o pronta accoglienza;

- mantenimento;

- vigilanza;

- educazione;

- istruzione.

 


Art. 2

Destinatari.

1. Nell'istituto educativo assistenziale trovano temporanea sistemazione i minori da 0 a 18 anni. Oltre il compimento del 18° anno di età, e comunque non oltre il 19° anno, può essere prorogata l'ospitalità per il completamento del ciclo di studi ovvero per altri motivi di particolare rilevanza sociale. I minori ospiti possono essere ambo i sessi, anche in relazione all'organizzazione della vita comunitaria.

2. Gli istituti garantiscono le loro prestazioni anche ai minori portatori di handicap abbisognevoli di quanto previsto al precedente art. 1.

 

Art. 3

Requisiti strutturali ed ambientali.

1. Il numero degli ospiti non può superare, di norma, le 40 unità, elevabili a 60 qualora nella medesima struttura sia inserito anche il servizio semiconvittuale.

2. La struttura deve essere inserita nel contesto circostante per una reciproca azione di promozione sul territorio e soprattutto per l'utilizzazione dei servizi socio-sanitari, scolastici e del tempo libero.

3. L'utenza deve provenire da un ambito territoriale tale da consentire frequenti rapporti con l'ambiente di origine e, quindi, la partecipazione delle famiglie alla formazione degli indirizzi pedagogici, programmatici ed organizzativi.

4. Deve essere favorita l'informazione utilizzando ogni forma di comunicazione con l'esterno (lettura di quotidiani e periodici, incontri culturali, visione di spettacoli cinematografici).

5. Deve essere altresì garantito al personale e ai minori il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa e di esercitarne il culto.

6. La struttura deve permettere l'utilizzo da parte degli ospiti di spazi individuali e collettivi e precisamente:

- zona notte costituita da camerette adeguate, con massimo 4 posti letto, dotate di attrezzature e arredamento sufficiente, onde consentire ad ognuno di avere uno spazio personale (non meno di mq. 4 per ogni posto letto);

- zona o zone pranzo e soggiorno con spazi per attività di gruppo e individuali;

- cucina e dispensa adeguate alla capacità ricettiva;

- servizi igienici rispondenti agli standard di una civile abitazione: 1 water per 4 convittori, 1 lavabo per 4 convittori, 1 doccia per 8 convittori;

- infermeria dotata anche di apposita attrezzatura di pronto soccorso.

7. Particolare cura viene riservata alla tinteggiatura delle pareti (scelta dei colori) e all'arredo.

8. Apposite camere devono essere predisposte per il personale educativo e di assistenza.

9. La struttura, inoltre, deve permettere agli ospiti di instaurare rapporti personalizzati di tipo familiare, nonché di sentire propri gli ambienti in cui vivono.

10. Entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, dovranno essere adottate tutte le misure necessarie per l'eliminazione delle barriere architettoniche.

 


Art. 4

Personale.

1. Ogni struttura educativo-assistenziale deve essere dotata di una pianta organica comprendente:

- il personale addetto alla funzione educativa;

- il personale addetto ai servizi;

- il responsabile.

2. Il personale, addetto alla funzione educativa deve essere in possesso del diploma di educatore professionale.

3. Al personale addetto alla funzione educativa saranno garantiti interventi qualificati e ricorrenti di formazione in servizio.

4. Deve essere altresì assicurata:

- la possibilità di avvalersi di esperti per la predisposizione e gestione del progetto educativo, nonché di specialisti per particolari problemi e/o aspetti;

- la continuità del rapporto con i minori e con le loro famiglie, in coerenza con le finalità del progetto educativo personalizzato.

5. Al personale per il quale non operino norme contrattuali collettive di lavoro si applica un contratto di natura privatistica secondo uno schema-tipo deliberato dalla Giunta regionale.

6. Ad ogni educatore è affidato uno dei gruppi in cui si articola l'organizzazione della vita all'interno della struttura. Detti gruppi sono composti da non più di 10 unità ciascuno. In ogni caso, deve essere garantita la presenza di almeno un educatore nelle ore notturne ed in quelle scolastiche. Per i bambini da 0 a 3 anni si applicano gli standard di personale educativo previsti dalla normativa regionale relativa agli asili nido.

7. Il personale addetto ai servizi (ausiliario, amministrativo) deve essere necessariamente adeguato alle esigenze comunitarie.

8. In nessun caso il personale ausiliario può essere costituito da meno di 4 unità, di cui almeno una obbligatoriamente con mansioni di cuoco.

9. Per la lavanderia e il trasporto la comunità può avvalersi di prestazioni esterne.

10. Ad ogni struttura educativo-assistenziale è preposto un responsabile, al quale spetta assicurare il buon andamento della comunità sotto ogni profilo gestionale, organizzativo ed educativo.

11. Il responsabile della struttura deve essere in possesso dei requisiti richiesti per il personale addetto alla funzione educativa.

 

Art. 5

Caratteristiche e aspetti organizzativi.

1. La struttura educativo-assistenziale deve:

a) assicurare il mantenimento, l'educazione, l'istruzione di ogni minore affidato, tenendo conto delle indicazioni della famiglia, del servizio sociale, delle prescrizioni eventualmente stabilite dall'autorità affidante;

b) agevolare i rapporti fra gli ospiti e la famiglia di origine onde favorirne il reinserimento;

c) predisporre, dopo un congruo periodo di osservazione del caso, un progetto educativo personalizzato in accordo con la famiglia, il servizio sociale, l'educatore e tenuto conto delle indicazioni del provvedimento di affidamento;

d) tenere la cartella personale psico-sociale e sanitaria di ogni ospite, assicurandone il costante aggiornamento a cura degli operatori della struttura;

e) tenere il registro giornaliero delle presenze degli ospiti;

f) curare gli adempimenti previsti dalla vigente normativa in ordine ai rapporti con l'autorità giudiziaria minorile;

g) organizzare la vita all'interno della struttura secondo il modello del gruppo-guidato;

h) predisporre ed attuare ogni iniziativa volta ad agevolare l'inserimento degli ospiti nell'ambiente urbano-sociale del territorio;

i) coinvolgere, pur nella diversità dei ruoli, tutto il personale in servizio nel programma educativo e nella gestione delle attività.

 

Art. 6

Assistenza sanitaria.

1. L'assistenza sanitaria agli ospiti e la vigilanza igienico-sanitaria sulle strutture educativo-assistenziali è garantita dalla Unità sanitaria locale ove ha sede la struttura, secondo le modalità stabilite dalla vigente normativa in materia. Tutto il personale operante nella struttura deve essere in possesso dei requisiti e delle certificazioni prescritte dalle norme sanitarie.

 


Art. 7

Comunità di tipo familiare.

1. È una struttura avente dimensioni e caratteristiche funzionali ed organizzative orientate al modello relazionale della famiglia, con capienza non superiore alle dieci unità, tale da garantire, anche attraverso progetti personalizzati, una conduzione ed un clima educativamente significativi, tali da consentire anche la pronta accoglienza.

2. La comunità è inserita preferibilmente in civili abitazioni ed utilizza, oltre al personale addetto ai servizi (ausiliario, amministrativo), educatori professionali.

3. È prevista l'utilizzazione di consulenti socio-psico-pedagogici e di esperti per prestazioni temporanee relative ad interventi di animazione.

4. Va attivamente ricercata la collaborazione di tutte le istituzioni e l'utilizzazione delle risorse presenti nel territorio per la realizzazione del progetto educativo.

5. Il numero degli educatori professionali deve essere sufficiente per consentire la loro presenza, con appositi turni per tutto l'arco della giornata, ivi comprese le ore notturne.

6. L'organo degli educatori deve essere di norma costituito da cinque unità.

7. La struttura abitativa deve consentire l'utilizzo da parte degli ospiti di spazi individuali e collettivi, opportunamente arredati e, comunque, con uno spazio notte individuale di non meno di mq. 4 per ogni posto letto.

8. La comunità è coordinata da un responsabile che può essere individuato anche in uno degli educatori.

9. Per gli interventi sanitari si fa riferimento ai servizi territoriali; per gli aspetti organizzativi valgono, in quanto compatibili, le disposizioni di cui al precedente art. 5.

 

Centro socio-educativo culturale diurno

Art. 8

Definizione e destinatari.

1. Il centro-educativo culturale diurno è una struttura di prevenzione e recupero aperta a tutti i minori che, attraverso la realizzazione di un programma di attività e servizi socio-educativi, culturali, ricreativi e sportivi, mira in particolare al recupero di minori residenti nell'area di pertinenza con problemi di socializzazione o esposti al rischio di emarginazione.

 


Art. 9

Caratteristiche ed aspetti organizzativi.

1. È una struttura territoriale a dimensione comunale o circoscrizionale con funzioni di:

- prevenzione di processi di esclusione dall'ambiente di residenza;

- promozione e sviluppo della vita di relazione ed associativa;

- promozione della partecipazione attiva in programmi e interventi sociali.

2. Essa opera essenzialmente attraverso attività programmate, raccordate con i programmi e le attività di altri servizi e strutture educative, sociali, culturali e ricreative esistenti nel territorio.

3. È prevista la partecipazione delle famiglie e delle formazioni sociali nella determinazione degli indirizzi programmatici e organizzativi; sono altresì contemplati momenti di partecipazione degli utenti alla determinazione del programma e del calendario delle attività del centro.

4. La struttura fisica del centro deve essere adeguata alle modalità di svolgimento e al tipo di attività programmate; l'orario di funzionamento deve essere compatibile con le esigenze di studio, formative e lavorative degli utenti.

 

Art. 10

Personale.

1. Il personale operante nel centro deve essere adeguato all'attività svolta ed alla tipologia di utenti ed essere in possesso del requisito di educatore professionale o, in mancanza, del diploma di scuola media superiore, avvalendosi, all'occorrenza, di altro personale esperto nelle varie discipline.

2. Il rapporto operatore/utenti è di 1:15.

 

Asili-nido istituiti e gestiti da privati

Art. 11

Requisiti.

1. Per le caratteristiche strutturali ed ambientali, gli aspetti organizzativi gestionali assistenziali ed educativi, gli organici di personale e la loro qualificazione professionale, si richiamano le disposizioni di cui alla L.R. 3 marzo 1973, n. 5 e successive modifiche e/o integrazioni (1).

2. Qualora si intenda ospitare nella struttura un numero di soggetti inferiore a 50 unità, la consistenza degli ambienti, degli spazi esterni, delle attrezzature e del personale potrà subire proporzionali riduzioni rispetto alle prescrizioni contenute nella normativa sopra richiamata.

 


(1)  Trattasi, invero, della L.R. 3 marzo 1973, n. 6. Vedi, anche, la successiva L.R. 4 settembre 1979, n. 62.

 


Norme comuni

Art. 12

Rapporto tra Comuni ed Ente affidatario.

1. Il rapporto tra Ente affidante ed Ente affidatario di cui ai precedenti articoli è regolato da convenzioni sulla base di uno schema-tipo elaborato dalla Giunta regionale. Nello schema-tipo elaborato si stabiliscono le modalità regolatorie del rapporto, eventualmente prevedendo una contribuzione fissa relativa alle spese di gestione e una contribuzione a retta legata alle effettive presenze dei minori: si fissano inoltre le modalità per l'adeguamento automatico delle contribuzioni all'aumento del costo della vita.

 


Art. 13

Condizioni di sicurezza valide per tutti i servizi socio-assistenziali a carattere residenziale e non.

1. Ogni edificio o appartamento e ogni altro locale destinato al funzionamento dei servizi socio-assistenziali per minori deve garantire:

a) condizioni di abitabilità in conformità a quanto previsto dalle norme vigenti;

b) condizioni di sicurezza degli impianti e di «benessere termico» dell'impianto di riscaldamento;

c) difesa dagli incendi secondo le disposizioni generali e locali vigenti.

2. Le condizioni igieniche di abitabilità e di uso raggiunte nella realizzazione delle strutture devono essere mantenute nel tempo.

 


Art. 14

1. I soggetti interessati sono tenuti ad inoltrare domanda, in carta legale, di autorizzazione all'apertura ed al funzionamento al Sindaco del Comune nel cui territorio trovasi la struttura, unitamente alla seguente documentazione:

- planimetria dei locali con l'indicazione della relativa utilizzazione;

- organigramma del personale adibito al servizio con relative qualificazioni;

- certificazione di abitabilità per le comunità di tipo familiare in civili abitazioni e di agibilità per gli altri servizi, comprendente la destinazione d'uso e le condizioni di sicurezza;

- prospetto dei mezzi economico-finanziari destinati allo svolgimento della futura attività dell'istituzione;

- copia dell'atto costitutivo, ove esista;

- esemplare dello statuto e del regolamento o del programma delle attività che l'istituzione si propone di svolgere.

2. Il Sindaco del Comune, ricevuta la richiesta corredata della documentazione suindicata, provvede a trasmetterla, unitamente ad apposita relazione informativa contenente motivato parere sulla richiesta stessa, all'Assessorato servizi sociali della Regione.

3. La Giunta regionale, su proposta dell'Assessorato ai servizi sociali, concede o nega l'autorizzazione, informandone sia il soggetto richiedente che il Comune competente.

 

Art. 15

Norma finale.

1. I servizi contemplati dalla presente normativa e di fatto già funzionanti, ancorché in possesso di precedente autorizzazione all'apertura e funzionamento, sono sottoposti a revisione per uniformarsi alle norme del presente regolamento, previa assegnazione del termine di sei mesi per gli adempimenti prescritti.

2. Nel caso di strutture preesistenti e di ristrutturazioni sono accettabili misure in eccesso o in difetto entro il 10% degli standard strutturali di riferimento.